Coordinamento ITP Biella - 14-04-2005
La riforma della scuola pare approdare allo spinoso nodo della ristrutturazione della scuola secondaria. Su alcuni aspetti della riforma vogliamo esprimere le nostre riserve e formulare proposte alternative, certi che così come è stata presentata, la riforma della secondaria non vada certo nella direzione di una efficace risposta alle esigenze reali del Paese.
L'impianto stesso della riforma, con la divisione in due canali (Licei e Formazione professionale) è assolutamente inadatto alle esigenze di una società moderna e di un Paese fortemente industrializzato, per di più con la disperata necessità di competere, anche sul piano dell'istruzione e della ricerca con concorrenti sempre più numerosi e agguerriti. Alle difficoltà derivanti dalle conseguenze della globalizzazione un Paese come il nostro non può che rispondere investendo massicciamente proprio in questi settori. La prima critica alla riforma è proprio su questo aspetto: dove sono i finanziamenti necessari? Non si possono fare riforme senza fondi.
Negli ultimi 4 anni il nostro Paese è passato dal 19° posto nella classifica della competitività globale al 43°, mentre la nostra quota nel commercio estero è scesa di oltre un terzo; altri Paesi europei, tra essi Germania e Francia, hanno mantenuto le loro posizioni, nonostante le difficoltà esistano per loro come per noi. È noto a tutti che per invertire questa tendenza ormai preoccupante è indispensabile che il nostro sistema produttivo sia in grado di innovarsi, di innalzare il livello tecnologico dei propri prodotti e di ristrutturarsi profondamente, se non vuole soccombere. È altrettanto noto ed evidente che simili processi di innovazione tecnologica e di ricerca non possono essere affidati a filosofi e letterati: ci vogliono tecnici, ingegneri, quadri intermedi altamente specializzati, progettisti di valore. E qui si vede la qualità della riforma. Ci si muove in direzione esattamente opposta! L'Istruzione Tecnica viene ridotta a un ruolo marginale e gli Istituti Tecnici ridotti a qualcosa che assomiglia ad un liceo, il Liceo Tecnologico (senza Tecnologia?) e si vede assegnare un quadro orario in cui le materie tecniche, specialistiche e di indirizzo se non spariscono vengono ridotte al lumicino. Tutto questo mentre altri nostri partner europei prevedono addirittura una formazione specialistica post diploma per formare tecnici specializzati di livello ancora superiore. In Italia si pensa che il latino e la filosofia uniti all'italica immancabile dose di fantasia ci permetteranno di affrontare il nuovo millennio con studenti che frequenteranno un Tecnologico Meccanico senza Meccanica e Tecnologia Meccanica. Questo tanto per fare un esempio.
Viste le bozze di quadro orario e tralasciando le critiche che si potrebbero fare all'impostazione della riforma stessa, ci limitiamo alle note e agli auspici seguenti.
L'impianto stesso della riforma, con la divisione in due canali (Licei e Formazione professionale) è assolutamente inadatto alle esigenze di una società moderna e di un Paese fortemente industrializzato, per di più con la disperata necessità di competere, anche sul piano dell'istruzione e della ricerca con concorrenti sempre più numerosi e agguerriti. Alle difficoltà derivanti dalle conseguenze della globalizzazione un Paese come il nostro non può che rispondere investendo massicciamente proprio in questi settori. La prima critica alla riforma è proprio su questo aspetto: dove sono i finanziamenti necessari? Non si possono fare riforme senza fondi.
Negli ultimi 4 anni il nostro Paese è passato dal 19° posto nella classifica della competitività globale al 43°, mentre la nostra quota nel commercio estero è scesa di oltre un terzo; altri Paesi europei, tra essi Germania e Francia, hanno mantenuto le loro posizioni, nonostante le difficoltà esistano per loro come per noi. È noto a tutti che per invertire questa tendenza ormai preoccupante è indispensabile che il nostro sistema produttivo sia in grado di innovarsi, di innalzare il livello tecnologico dei propri prodotti e di ristrutturarsi profondamente, se non vuole soccombere. È altrettanto noto ed evidente che simili processi di innovazione tecnologica e di ricerca non possono essere affidati a filosofi e letterati: ci vogliono tecnici, ingegneri, quadri intermedi altamente specializzati, progettisti di valore. E qui si vede la qualità della riforma. Ci si muove in direzione esattamente opposta! L'Istruzione Tecnica viene ridotta a un ruolo marginale e gli Istituti Tecnici ridotti a qualcosa che assomiglia ad un liceo, il Liceo Tecnologico (senza Tecnologia?) e si vede assegnare un quadro orario in cui le materie tecniche, specialistiche e di indirizzo se non spariscono vengono ridotte al lumicino. Tutto questo mentre altri nostri partner europei prevedono addirittura una formazione specialistica post diploma per formare tecnici specializzati di livello ancora superiore. In Italia si pensa che il latino e la filosofia uniti all'italica immancabile dose di fantasia ci permetteranno di affrontare il nuovo millennio con studenti che frequenteranno un Tecnologico Meccanico senza Meccanica e Tecnologia Meccanica. Questo tanto per fare un esempio.
Viste le bozze di quadro orario e tralasciando le critiche che si potrebbero fare all'impostazione della riforma stessa, ci limitiamo alle note e agli auspici seguenti.